Chi riceve un'idea da me, ricava conoscenza senza diminuire la mia; come chi accende la sua candela con la mia riceve luce senza lasciarmi al buio.

La rivoluzione necessaria

What country can preserve it's liberties if their rulers are not warned from time to time that their people preserve the spirit of resistance? Let them take arms. The remedy is to set them right as to facts, pardon & pacify them. What signify a few lives lost in a century or two? The tree of liberty must be refreshed from time to time with the blood of patriots & tyrants. It is it's natural manure.

Thomas Jefferson.

lunedì 19 ottobre 2009

Che tipo di rivoluzione?

Manifestazione "pacifica" in Iran


La marcia del sale


Martin Luther King "I have a dream"


Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.

Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.

Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.

E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.

Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia.; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.

Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.

Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.

Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.

Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.

Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.

E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.

Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.

Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.

E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.

I have a dream today!

Ho un sogno che un giorno, giù in Alabama, con i suoi razzisti viziosi, con il suo governatore con le labbra grondanti di parole di "interposizione" e "nullificazione" - un giorno proprio là in Alabama ragazzini neri e bambine nere possano essere in grado di unire le mani con i ragazzini bianchi e bambine bianche come sorelle e fratelli.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.

E così risuoni quindi la libertà dalle colline prodigiose del New Hampshire.
Risuoni la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.
Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.
Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.
Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.
Ma non soltanto.
Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.
Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi.
Da ogni pendice risuoni la libertà.

E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".

domenica 12 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo



Primo aiuto da Mercatone Uno e TuoDì

Con la donazione di Mercatone Uno e TuoDì di Borgorose l'Associazione Wigwam Tiora Matiene di Santa' Anatolia ha donato e consegnato alle popolazioni dell'area terremotata di Picenze e Tempera un carico di giocattoli, acqua, indumenti intimi e zucchero.

Grazie ancora.

WIGWAM PER L'ABRUZZO:

TERREMOTO: CONSIGLIO NAZIONALE STRAORDINARIO DEI WIGWAM

Cari amici dei Wigwam Clubs,
già molti di noi si stavano interrogando su quali iniziative il nostro Circuito avrebbe potuto intraprendere per il soccorso-sostegno delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo quando, oggi, il nostro Delegato per la Provincia di Rieti, nonché presidente del Wigwam di Sant’Anatolia di Borgorose (a solo pochi km dall’epicentro) Antonio LUCE ci ha chiamato per dare la propria disponibilità a coordinare sul posto ogni azione utile.

INIZIATIVE IN CORSO DI APPRONTAMENTO
- Programma di eventi dei Wigwam Club (cene ed altro) per raccolta fondi- Campagna 5 per mille 2009 per progetti terremoto
- Ospitalità gratuita per 1 mese presso Wigwam B&B di studenti universitari.
- Altre in corso di definizione
Contributi in denaro possono già da subito essere accreditati su:
Wigwam APS Italia - Associazione Nazionale di Promozione Sociale
Via Porto, 8
35028 Piove di Sacco (Pd)
Codice Fiscale: 92061130289
IBAN: IT86X0760112100000069120327
Conto Corrente Postale: 69120327
Con causale: TERREMOTO ABRUZZO

Terremoto in Abruzzo


Aiutateci

mercoledì 18 marzo 2009

L'affare che fa girare le pale


Articolo riportato su site.it=marsica del 8 luglio2006 - Autore: Angelo Venti

La ricerca dei dati sull’argomento ha prodotto molti documenti inerenti le polemiche sui danni ambientali e studi sull’impatto di questi impianti, quasi nulla si è trovato sui calcoli economici. Alla fine, però, ci si è imbattuti in uno Studio di fattibilità economico-finanziaria commissionato dal Comune di Rialto (Savona) all’Università Bocconi, che ha chiarito le idee.
Dal 2002 il mercato dell’energia da fonte rinnovabile è incentivato non solo dalle convenzioni Cipe, ma anche dall’introduzione dei cosidetti Certificati verdi. La legge impone ai produttori o importatori di energia di garantire una produzione di almeno il 2,35% da fonti rinnovabili: chi non può o non vuole produrla può acquistarla al mercato dei certificati verdi.
Siccome l’eolico è il sistema più economico tra le fonti rinnovabili, c’è stata la diffusione di questi impianti, a danno del fotovoltaico ed altre fonti alternative.
Nello Studio di fattibilità economica di Rialto, si analizzano i costi di acquisto, trasporto, montaggio, allaccio alla rete e gestione annua dei vari modelli di pale in commercio e si opta per tre pale dal diamentro di 52 metri ciascuna per una potenza complessiva di 2,55 MW.
Per realizzare l’impianto completo si stimano 2.618.850 euro per le tre pale installate, 700mila euro per le opere accessorie e l’allaccio alla rete Enel, 60mila euro per lo sviluppo dell’iniziativa. Costo totale: 3.378.850 euro.
Il ricavo annuo delle tre pale è calcolato pari a 395mila euro dalla vendita di energia e 476mila euro dalla vendita dei certificati verdi. Totale annuo: 871mila euro.Da questi dati si evince che per pareggiare il costo dell’investimento di un impianto di tre pale di una potenza complessiva di 2,5 MW bastano solo 4 anni.
La vita prevista per l’impianto è di 20 anni e i costi di gestione annuale vengono indicati pari al 2% del costo d’impianto per i primi dieci anni e al 4% per gli ultimi dieci.
Gli utili netti dal 5° al 10° anno ammontano quindi a 800mila euro l’anno e quelli dal 10° al 20° anno a 735mila euro l’anno. Di questa quantità di denaro, finora, solo una minima parte viene riconosciuta dai gestori degli impianti all’ente locale come canone di concessione: secondo stime dell’Enea la percentuale varia dall’1,5% al 3,5% dei ricavi. Nel caso in esame corrisponderebbe a una cifra ridicola, compresa tra i 13mila e i 30mila euro l’anno.
I numeri pubblicati sullo Studio di fattibilità economica del comune di Rialto parlano da soli e il risultato è sconcertante.
Molti dei piccoli comuni che accettano di ospitare sul proprio territorio questi impianti di società private lo fanno invocando la necessità di reperire fondi per il funzionamento della macchina amministrativa, soprattutto dopo gli ultimi anni di tagli continui alla finanziaria.
Ma se i margini di profitto di un impianto eolico sono questi, perché gli enti pubblici non se li costruiscono loro, magari riunendosi in consorzio?
In fondo il vento è di tutti, ed è giusto che anche gli utili restino alla collettività, oggi chiamata solo a subire i danni. O no?

mercoledì 25 febbraio 2009

No al Parco Eolico


Gli impianti eolici hanno un impatto ambientale devastante: tralicci, ripetitori e antenne per telefonia rispetto a queste strutture non hanno un impatto paesaggistico paragonabile per pesantezza. È gravissima la ricaduta connessa alle infrastrutture che accompagnano l' installazione scavi, manufatti, nuovi elettrodotti, chilometri e chilometri di nuova rete stradale di servizio. C' è inoltre da considerare l' impatto sulla fauna: i crinali dell' Appennino sono le aree dove ancora sopravvivono alcune specie di aquile, avvoltoi ed altri rapaci, altrove pressoché scomparse e le pale eoliche rappresentano un pericolo mortale per questi rapaci, che subiscono perdite tali da vanificare anni di lavoro per la loro reintroduzione e protezione.
Inoltre è ampiamente e scientificamente dimostrato, da numerosi studi, come gli impianti eolici producano seri effetti negativi sulle biocenosi (bios = vita) e (koinosis = comune).
Tali effetti consistono essenzialmente in due tipologie d’intervento:
- diretto, dovuto alla collisione degli animali con parti dell’impianto, in particolare il rotore;
- indiretto, dovuto all’aumento del disturbo antropico con conseguente allontanamento e/o scomparsa degli individui, modificazione di ambienti (aree di riproduzione e di alimentazione), frammentazione degli habitat e delle popolazioni, ecc..
La corsa all'energia dal vento non si arresta in zone dove nemmeno costruire un rifugio di montagna sarebbe possibile, si consente la realizzazione di torri eoliche alte decine di metri. Nel giro di 3-4 anni potrebbe venir meno l' ultima grande riserva del paesaggio italiano, la dorsale appenninica.
La diffusione delle pale eoliche è favorita anche dall' atteggiamento di molti amministratori locali che, per sanare le finanze, sono pronti a svendere parti del proprio territorio agli operatori eolici.
Ci sono comuni come San Bartolomeo in Galdo (Benevento) che si dichiarano con delibera ufficiale "deolizzati" ed altri, come Agnone (Isernia) che chiedono alla Regione Molise di fermare le pale eoliche.
NOI CHE FACCIAMO ?

Cave nel nostro territorio - Nota della Riserva Naturale Montagne della Duchessa

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