Progetto a Sant’Anatolia, a ridosso della Riserva Montagne della Duchessa. I cittadini insorgono: basta con questo scempio ambientale.
S. ANATOLIA 20.10.2008

L’area interessata dal progetto
Cava, autodromo, stabilimento di acque minerali, con contorno di paleoliche e tutto a S. Anatolia, a ridosso della Riserva Montagne della Duchessa. Progetti di sviluppo per qualcuno, “bombe a orologeria” secondo i cittadini, che sono in allarme. “Meglio cervi che talpe”, dicono al comitato cittadino, sorto contro la cava in località Colle Venuro e Valle Campo, vicino Colle Pizzuto (raccolte 300 firme). C’è anche chi ha affisso nei bar un fotomontaggio, anticipando il possibile scempio tra la cava e le paleoliche (un progetto del Comune), che potrebbero esser montate, se l’anenometro registrerà i requisiti necessari. Poi c’è l’eventualità autodromo, un project financing, avanzato dal Comune, sulla stessa area e quei resti, mai bonificati, di altre cave, che deturpano il paesaggio. I Beni Separati di S. Anatolia hanno ottenuto il via a procedere dalla Regione Lazio, in base al Piano Cave presentato nel 2002, ma il Comune non è d’accordo. Ancora cave? No grazie. I cittadini vogliono garanzie: “Dimostrare che non inquina, se c’è un subappalto e chi si impegnerà per la bonifica. Ma ve li immaginate centinaia di camion che partono ogni giorno verso la Tiburtina? E la fogna a cielo aperto che abbiamo qui vicino?”. Il Comune “non ha autorizzato una cava a Torano, né il progetto presentato dall’amministrazione dei Beni Civici e non darà l’autorizzazione al cambio di destinazione urbanistica” dichiara l'assessore Antonio Spera. Sull’argomento è intervenuto anche il presidente della Riserva Navegna Cervia Leandro Liotti, che si stupisce e critica, oltre alla Regione, anche il Comune “che gestisce la Riserva Naturale Montagne della Duchessa, un patrimonio ambientale e di biodiversità tra i più importanti del Lazio, piena di querceti, faggeti, cime oltre i 2000 metri, zone di riserva integrale, due Siti di importanza comunitaria (Sic), oltre alla zona di interesse nazionale rappresentata dal progetto BioItaly”. Come la mettiamo? Sotto i riflettori non solo “le questioni di lana caprina, come quella che sarebbe l’amministrazione dei Beni Separati di uso civico ad aver inoltrato la richiesta ufficiale”, ma i sempre decantati progetti di ripristino “mai messi in atto, di cui sono pieni i cassetti di molte amministratori comunali della nostra provincia”. Nel resto d’Europa non succede, mentre le cave esaurite nel nostro Paese “sono rimaste orridi scempi a cielo aperto”. Liotti pone un’altra questione: “Come fa l’amministrazione a conciliare il fatto che nella Riserva è in costruzione il primo ecoalbergo di tutta la provincia?” e approva il comitato dei cittadini che “fanno bene ad organizzarsi per impedire questa nuova speculazione”. Liotti invoca interventi superiori (Provincia e Regione) per tutelare “non la Riserva, che lo è già, ma tutto il territorio reatino da interventi che rischiano di compromettere il futuro economico, sociale e ambientale”
Francesca Sammarco
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